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Parc Monceau

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Ciao a tutti,

oggi vorrei parlarvi di uno dei miei luoghi del cuore. Si tratta del Parc Monceau, che segna il confine tra l’ottavo e il diaciassettesimo arrondissement di Parigi; è uno dei miei parchi parigini preferiti, meraviglioso in qualunque stagione. A differenza delle Tuileries e dei Jardins du Luxembourg con aiuole fiorite e una struttura all’italiana, il Parc Monceau ha una natura più romantica ottocentesca, decisamente più malinconica. Gli elementi che lo caratterizzano sono le statue disseminate nel prato e la schiera di colonne consunte che circondano il piccolo stagno sovrastato da un enorme salice piangente.

Come potete immaginare, si tratta del luogo ideale per passare dei pomeriggi di primavera, a prendere il sole, a correre e …. a disegnare! Essendo molto vicino a casa mia, amo passare qualche ora a cercare soggetti per fotografie o per disegni: che siano elementi architettonici, statue o persone, c’è solo l’imbarazzo della scelta!

statua

colonne

ponte

Se venite a Parigi vi consiglio di visitare questo meraviglioso parco, sfortunatamnete meno noto ai più!

Vi mostro una piccola galleria di foto che ho realizzato, in stagioni diverse. Godetevela!

La scoperta di un artista italiano

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Ciao a tutti,

oggi vorrei parlarvi di un artista italiano che ho scoperto grazie a ricerche su internet. Più precisamente, l’ho scovato su YouTube, dove i suoi video di speed drawing spopolano. Si chiama Marcello Barenghi ed è di Milano. Sul suo sito potrete scoprire di più sulla vita, i suoi studi e la sua carriera di illustratore e graphic designer.

I suoi numerosissimi disegni sono caratterizzati da un iper realismo che li rende soprendentemente tridimensionali e verosimili. Marcello ha la dote di assimilare l’immagine di un oggetto per saperlo riprodurre tale e quale, senza compromessi o scorciatoie. Le sue illustrazioni sembrano proprio delle fotografie, e più di una volta lo spettatore non riesce a capacitarsi del fatto che quello che sta ossevando non sia un oggetto che occupa un determinato volume, ma solo un’illusione ottica.

è sorprendente soprattutto guardare i video di realizzazione dei disegni. Vi mostro i miei preferiti:

E voi quale preferite? Andate a guardarne un po’ sul suo sito e sul suo canale YouTube, c’è l’imbarazzo della scelta!

Complimenti Marcello, continua a stupirci con le tue creazioni!

Figure Drawing Workshop

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Figure drawing workshopOggi vi parlerò del libro che mi ha fatto cominciare a disegnare: Figure Drawing Workshop di Allan Kraayvanger. L’ho comprato qualche anno fa alla Tate Gallery a Londra per 14.99£ e sono stati i soldi meglio spesi del mio soggiorno londinese. Grazie a questo manuale mi sono avvicinata al disegno con un approccio più tecnico. Ho imparato le basi del disegno a matita e carboncino e la terminologia (in inglese 🙂 ).

Sono molto grata al signor Kraayvanger per la ricchezza di immagini del suo manuale. Sono rimasta immediatamente affascinata dai suoi disegni, in particolare i nudi femminili, che predilige in assoluto, per la loro sensualità e dolcezza. Il corpo umano mi ha sempre affascinato, ma artisticamente credo che quello femminile sia meraviglioso, con le sue forme sinuose e le rotondità molli e dolci. Personalmente trovo che al corpo maschile manchi una certa segretezza e mistero tali da renderlo davvero interessante.

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Il manuale contiene moltissime immagini, almeno una per pagina, che io ho copiato meticolosamente, cercando di riprodurre ogni curva, ogni ombra o punto di luce. Grazie a questi esempi ho imparato molto sull’anatomia e la sua resa. Il libro è molto utile anche per una serie di consigli e scorciatoie che aiutano un principiante a capire come guardare la realtà per rappresentarla.IMG_5470IMG_5468Molto utili sono anche le pagine che spiegano come realizzare gli elementi a mio parere più difficili del corpo: il viso, le mani e i piedi. Sono rappresentati in scomposti e in tutti i loro possibili movimenti.

IMG_5472Consiglio caldamente questo manuale a chiunque sia interessato al disegno e a ogni aspirante artista. Personalmente l’ho trovato molto utile nel mio percorso di autodidatta e spero possa esserlo altrettanto ad altri che come me non hanno avuto la possibilità di studiare arte, ma che vorrebbero sviluppare e mettere a frutto un talento.  A questi ultimi e a tutti gli altri: buona lettura!

Le Surréalisme et l’Objet

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Meret Oppenheim, Ma Gouvernante, 1936

Meret Oppenheim, Ma Gouvernante, 1936

Ieri pomeriggio, dopo un po’ di shopping natalizio mi sono dedicata all’arte, e più precisamente a una mostra di quelle che solo il Centre Pompidou può offrire.

Le Surréalisme et l’objet è una mostra molto ricca e curiosa : percorrendo le sale e osservando le più di 200 opere si scopre un universo inedito del Surrealismo, l’oggetto. Certo alcuni penseranno che non si tratta affatto di qualcosa di veramente sorprendente dato che i ready-made di Duchamp (la Roue de bicyclette, la Fontaine per intenderci) sono arci-noti. Tuttavia, l’esposizione al Pompidou mostra oggetti diversi, vari e sorprendenti che rivelano un coté sconosciuto ai più di diversi artisti surrealisti e dada.

Una sezione intera della mostra è dedicata alla Poupée, la bambola, che riproduce la donna in quanto oggetto sessuale e che si presta a scomposizioni e ricomposizioni infinite, dettate da atti inconsci e istintivi. La bambola o manichino ispira il sentimento “d’étrange étrangeté” tanto caro ai surrealisti.

Nelle sale si susseguono manichini amputati, bambole deformate e sui muri sfilano le interpretazioni più folli della donna-bambola degli artisti più o meno noti. Quasi tutte sono un macabro mix di giochi d’infazia e di gioci sessuali insoliti. Da questa visita ho scoperto anche un aneddoto curioso: Oskar Kokoschka, dopo la rottura con la sua amata Alma Mahler, aveva domandato a un artigiano di bambole di cera, Hans Bellmer, di fabbricare una copia identica della sua ex. Che feticista!

Un’altra sezione è dedicata agli oggetti a funzione simbolica. Dalì li definisce così:

Ces objets, qui se prêtent à un minimum de fonctionnement mécanique, sont basés sur les fantasmes et représentations susceptibles d’être provoqués par la réalisation d’actes inconscients. […] Les objets à fonctionnement symbolique ne laissent aucune chance aux préoccupations formelles. Ils ne dépendent que de l’imagination amoureuse de chacun et sont extra plastiques.

Sono oggetti svariati, sculture plastiche che si presentano come concretizzazione di pensieri , sintesi di desideri. Per lo più si tratta di forme con una potente carica sessuale e con un erotismo latente; l’atto sessuale sembra il comune denominatore della creazione plastica surrealista: forme falliche e concave si ripetono costantemente, in rappresentazioni assurde e improbabili.

L’ultima sezione è senza dubbio quella più divertente: l’oggetto come sfida e affronto alla scultura tradizionale. Dietro a delle vetrinette si trovano artefatti esilaranti quali delle scarpe col tacco adagiate su un piatto da portata e legate con dello spago a mo’ di tacchino (la mia preferita!), una statua della Venere di Milo a cassetti, un telefono con un’aragosta al posto della cornetta e una campana di vetro che conserva un’immagine di formaggio.

Per chi capitasse a Parigi, o ci fosse già vi consiglio di fare una capatina:

Le Surréalisme et l’Objet al Centre Pompidou fino al 3 marzo 2014.

Chissà che non nascano dei bei disegni da questa visita 🙂

Quando tutto è cominciato…

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Da dove sia nata la mia passione non saprei dirlo con precisione. Già quando ero bambina adoravo disegnare i vestiti delle bambole, copiare le principesse Disney o scarabocchiare sulle vecchie agende che mi regalava mio nonno. Quando dovevo decidere in che liceo andare, ricordo che la mia professoressa di storia dell’arte aveva consigliato caldamente ai miei genitori di mandarmi all’artistico e delle volte mi chiedo se non ho fatto la scelta sbagliata.

Mia mamma è convinta che il mio amore per il disegno sia ereditario: mio nonno, infatti, disegnava parecchio, per lo più ad acquarello e molte pareti di casa nostra sono testimonianza del suo talento. Lui adorava Milano, dove è cresciuto, e molti dei suoi disegni sono scorci della sua città. Io, a differenza sua, sento di appartenere di più a Parigi, che è diventata la mia città per scelta.

Tuttavia, non è stato né a Parigi né a Milano che ho davvero deciso di imparare a disegnare, bensì a Londra. Nell’estate del 2009 sono andata a Londra per un mesetto a cercar fortuna; nonostante questa fortuna non l’abbia mai trovata, sono tornata a casa con qualcos’altro: un manuale di disegno acquistato alla Tate gallery. E da lì non mi sono più fermata…

Nonostante inizialmente disegnare non sia affatto facile, perché costringe a confrontarsi con le proprie incapacità e non sempre è fonte di soddisfazioni, io trovo che sia una meravigliosa sfida con se stessi. Dopo i primi disegni ho cominciato a capire che non ci si sveglia una mattina avendo scoperto di possedere la capacità di disegnare cose meravigliose; certo, un po’ di inclinazione e talento sono necessari, ma sono la costanza e l’esercizio che fanno tutto.

Dal 2009 a oggi ho realizzato qualche disegno amatoriale e dall’anno scorso sono iscritta a una scuola di disegno nel Marais. Con questo blog mi piacerebbe condividere senza pretese la mia passione con chi ha il mio stesso interesse, con chi vorrebbe svilupparlo o semplicemente con chi è curioso. Ma questo blog è anche molto per me stessa, perché la creatività va sempre incoraggiata!

Ecco qui una galleria dei miei vecchi disegni. Appartengono al periodo in cui sperimentavo diverse tecniche, tra cui la matita, il carboncino, le matite colorate, i pastelli a cera e l’acquarello. Enjoy!