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Le Surréalisme et l’Objet

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Meret Oppenheim, Ma Gouvernante, 1936

Meret Oppenheim, Ma Gouvernante, 1936

Ieri pomeriggio, dopo un po’ di shopping natalizio mi sono dedicata all’arte, e più precisamente a una mostra di quelle che solo il Centre Pompidou può offrire.

Le Surréalisme et l’objet è una mostra molto ricca e curiosa : percorrendo le sale e osservando le più di 200 opere si scopre un universo inedito del Surrealismo, l’oggetto. Certo alcuni penseranno che non si tratta affatto di qualcosa di veramente sorprendente dato che i ready-made di Duchamp (la Roue de bicyclette, la Fontaine per intenderci) sono arci-noti. Tuttavia, l’esposizione al Pompidou mostra oggetti diversi, vari e sorprendenti che rivelano un coté sconosciuto ai più di diversi artisti surrealisti e dada.

Una sezione intera della mostra è dedicata alla Poupée, la bambola, che riproduce la donna in quanto oggetto sessuale e che si presta a scomposizioni e ricomposizioni infinite, dettate da atti inconsci e istintivi. La bambola o manichino ispira il sentimento “d’étrange étrangeté” tanto caro ai surrealisti.

Nelle sale si susseguono manichini amputati, bambole deformate e sui muri sfilano le interpretazioni più folli della donna-bambola degli artisti più o meno noti. Quasi tutte sono un macabro mix di giochi d’infazia e di gioci sessuali insoliti. Da questa visita ho scoperto anche un aneddoto curioso: Oskar Kokoschka, dopo la rottura con la sua amata Alma Mahler, aveva domandato a un artigiano di bambole di cera, Hans Bellmer, di fabbricare una copia identica della sua ex. Che feticista!

Un’altra sezione è dedicata agli oggetti a funzione simbolica. Dalì li definisce così:

Ces objets, qui se prêtent à un minimum de fonctionnement mécanique, sont basés sur les fantasmes et représentations susceptibles d’être provoqués par la réalisation d’actes inconscients. […] Les objets à fonctionnement symbolique ne laissent aucune chance aux préoccupations formelles. Ils ne dépendent que de l’imagination amoureuse de chacun et sont extra plastiques.

Sono oggetti svariati, sculture plastiche che si presentano come concretizzazione di pensieri , sintesi di desideri. Per lo più si tratta di forme con una potente carica sessuale e con un erotismo latente; l’atto sessuale sembra il comune denominatore della creazione plastica surrealista: forme falliche e concave si ripetono costantemente, in rappresentazioni assurde e improbabili.

L’ultima sezione è senza dubbio quella più divertente: l’oggetto come sfida e affronto alla scultura tradizionale. Dietro a delle vetrinette si trovano artefatti esilaranti quali delle scarpe col tacco adagiate su un piatto da portata e legate con dello spago a mo’ di tacchino (la mia preferita!), una statua della Venere di Milo a cassetti, un telefono con un’aragosta al posto della cornetta e una campana di vetro che conserva un’immagine di formaggio.

Per chi capitasse a Parigi, o ci fosse già vi consiglio di fare una capatina:

Le Surréalisme et l’Objet al Centre Pompidou fino al 3 marzo 2014.

Chissà che non nascano dei bei disegni da questa visita 🙂