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Still Life

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Going Bananas

Oggi vi parlerò della natura morta che preferisco definire in inglese still life: infatti una natura morta è tutto meno che “morta”, perchè ci parla ed è spesso molto espressiva. Preferisco quindi l’espressione inglese, che rende molto meglio l’idea di una “vita immobile”, che è ferma, come cristallizzata, ma viva.

Quello che amo di più di una still life è che permette all’artista una grandissima varietà di espressione. Innanzitutto il soggetto, può essere un oggetto della vita quotidiana, come un bicchiere, una lampada, un frutto, oppure può essere una composizione, decisamente più interessante. Anche la tecnica può variare: a colori o in bianco e nero, a matita o a carboncino, con gli acquerelli, i pastelli o la pittura ad olio. Infine, una natura morta può essere iper realista, piuttosto impressionista o decisamente stilizzata.

Personalmente amo la tradizione della still life e in particolare due maestri: Chardin, la cui precisione con la pittura ad olio mi lascia sempre senza fiato, e Cézanne, di cui adoro la resa più grezza e i colori brillanti.

Jean-Baptiste Chardin

Jean-Baptiste Chardin

Paul Cézanne

Paul Cézanne

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo queste meraviglie dell’arte, vi mostro i miei modesti tentativi di realizzare delle nature morte.
Spero vi piacciano!

 

 

 

 

 

 

Ritratto

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Oggi vi parlerò del ritratto, uno dei generi più difficili in assoluto. Disegnare i tratti e catturare l’espressione di una persona è estremamente difficile. Trovo che sia particolarmente complicato quando si tratta di riprodurre qualcuno che conosciamo bene e di cui abbiamo quindi un’idea predefinita. Ritrarre qualcuno significa prendere coscienza anche delle imperfezioni e dei difetti del viso di qualcuno; è difficile quindi accettare di tracciare linee che non sembrano corrispondere all’immagine che abbiamo di una persona che vediamo sempre in un certo modo.

Per questo motivo io ho cercato di ritrarre per lo più sconosciuti. Partire da una foto è senza dubbio la cosa più semplice, soprattutto perchè siamo sicuri che l’espressione del viso non cambierà durante il nostro lavoro di riproduzione. In più, la foto sarà a nostra disposizione per un tempo illimitato e la luce e le ombre non si sposteranno di un millimetro. Per un principiante, quindi, il ritratto a partire da una foto è un buon allenamento.

L’elemento che trovo più interessante da ritrarre sono gli occhi: basta una leggera ombra, un linea lievemente più inclinata per cambiare completamente l’espressione o lo sguardo di un paio di occhi. Per questo, quando disegno dedico quasi metà del tempo a rendere gli occhi molto particolareggiati e realistici.

Particolare occhio TwiggyParticolare Emily

Da qualche tempo ho cominciato una piccola galleria di ritratti di personaggi famosi: si tratta principalmente di scrittori, essendo io un’appassionata di letteratura. Sono ritratti realizzati a matita e carboncino a partire da fotografie.

Ecco qui una galleria dei miei ritratti. Qual è il vostro preferito?

L’Atelier des Beaux Arts Sévigné

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Dopo un intero anno passato a Parigi, ero meno sperduta e mi sono decisa ad approfittare al massimo di tutte le meraviglie che offre questa bellissima città. La prima in assoluto è stata l’iscrizione ad un corso di disegno, a prezzo super vantaggioso (non avevo mai trovato un corso di disegno abbordabile a Milano!), nel cuore del Marais. I corsi – ne esistono 85 con specialità diverse – sono organizzati dal comune di Parigi, che mette a disposizione 16 Ateliers des Beaux-Arts a Parigi a chiunque sia interessato a praticare l’arte.

Il mio atelier si trova al 48 di rue de Sévigné, accanto al Musée Carnavalet. Era une scuola femminile negli anni 30 e una placca commemorativa ricorda le decine di ragazze ebree deportate nel periodo nazista. È lo stereotipo della vecchia scuola d’artisti, con i gradini consumati, le travi a vista, cavalletti macchiati di vernice ovunque, oggetti improbabili che spuntano dagli armadi e vecchi schizzi che fanno capolino dai blocchi di fogli. Per tutto questo, è uno dei miei luoghi preferiti, dove trovo la pace e la tranquillità per 3 ore una volta a settimana. Il mio professore, Vincent, un simpatico ometto francese ha sempre una parola buona per me, anche quando cancella metà del mio disegno perché lo rifaccia. Il primo anno i novellini cominciano dalle nature morte base: cubi, parallelepipedi, piramidi e cilindri che si incastrano o si sormontano uno con l’altro. Ricordo ancora il mio primo disegno:

Cubi

Sembra banale, ma non è stato affatto facile quella prima volta. C’era un enorme foglio da riempire, una bacchetta di legno per prendere le misure e matita e gomma. Ma mi piace pensare che da lì ci sia stata una buona evoluzione.

Da settembre ho cominciato il mio secondo anno e sono ora nella classe dei “grandi”. Sono passata al nudo e la cosa si è fatta il doppio più interessante, anche se le difficoltà sono tante e lo scoraggiamento a portata di mano.

Vi mostro una galleria di foto dell’atelier e di qualche disegno dell’anno scorso.

Sketchbook Express

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Camille che dorme

Per la mia laurea quest’estate ho ricevuto un iPad: mi aspettavo di navigare su internet, di scaricare giochi di cui sarei diventata dipendente e di vedere film. Tutto questo si è realizzato proprio come previsto, ma ho scoperto molto di più. L’iPad si è rivelato un utilissimo strumento creativo. Ho scoperto che infatti è possibile disegnare come su un foglio di carta sulla superficie di un tablet. Mi rendo conto che non esiste paragone: niente può essere comparato all’esperienza della carta ruvida, della polvere di grafite sulle dita e del profumo degli strumenti da disegno. Proprio per questo non voglio comparare. Si tratta di una tecnica molto diversa, ma non per questo meno utile.
Da quando ho l’iPad ho disegnato moltissimo, perchè è pratico: ti permette di disegnare ovunque, senza la necessità di portarsi blocco, matite, gomma etc. Una volta finiti, i disegni non si rovinano o stropicciano in borsa e possono essere condivisi immediatamente con chiunque.
Mi piacerebbe quindi condividere con voi alcune App creative che ho scoperto recentemente. Vorrei parlarvi oggi di Sketchbook Express, un app di Autodesk scaricabile gratuitamente su App store, Google play e Android.
Si possono usare molte funzionalità, tra cui lo sfondo, declinabile in più stili (bianco, texture carta e foglio ingiallito con decori…).
Ma l’aspetto più interessante per chi disegna è la possibilità di scegliere tra diversi tipi di matite con durezza differente, di cui è poi possibile regolare l’opacità e lo spessore del tratto.
Sketchbook x
La gamma di colori è molto ampia, con personalizzazione delle sfumature.
Oltre alla semplice matita, esiste la penna (tipo trattopen), la penna stilografica, il pennello.
Personalmente mi piace disegnare con la matita semplice, ma anche gli altri strumenti sono interessanti per un disegno più grafico.
Tra gli upgrade più interessanti (a 0,89€ l’uno), Pro brushes, che aggiunge gli acquarelli e i pennelli per gouache, di taglie e intensità differenti.
pro brushes
E Art Brushes, utile principalmente per il disegno, perchè offre tutte le durezze di matita, per disegni a matita da professionisti.
art brushes
Entrambi sono complementi un po’ riduttivi e per un vero appassionato penso sia meglio investire in SKETCHBOOK PRO a 2,69 euro. Io sto valutando se comprarlo…  🙂
Per ora vi mostro qualche disegnino fatto con la versione Express. Spero vi piacciano!

Quando tutto è cominciato…(parte 2)

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Quando ho cominciato a disegnare, mi sono lanciata subito su quello che mi pareva il genere più bello e più alto in assoluto: il nudo.

Naturalmente è anche la sfida più difficile per un disegnatore, perché il nostro corpo è affascinante e meraviglioso, ma è veramente dura riuscire a catturarlo e riprodurlo fedelmente. Spesso un movimento, un’impressione di languore o di potenza sono dentro alle membra di chi si vuole disegnare, ma non è affatto facile capire da dove escano o quale sia il tratto preciso (come se ce ne fosse solo uno…!) che le determini.

Così con la coda tra le gambe, con un po’ di vergogna e una punta di delusione, mi sono messa a fare esercizio, nel vero senso del termine. Bisogna veramente fare tabula rasa e cominciare dal principio, ovvero come tenere la matita o come temperarla: insomma, come tornare alle elementari 🙂

Molte volte sono stata presa dalla fretta di voler saltare dei passi e di andare diretta a quello che mi piaceva e mi affascinava, ma purtroppo, come il solfeggio per la musica, l’esercizio e lo studio devono essere un po’ alla base del disegno.

Chiaramente in quanto autodidatta le mie basi sono un pochino instabili, ma grazie a una serie di manuali e a qualche consiglio sono riuscita ad avere almeno qualche nozione.

Vi mostro qui un’altra galleria di disegni. Cosa ne pensate?

Come avrete già capito sono una grande amante del bianco e nero. Questo è dovuto in parte al mio preferire il carboncino e la matita per la resa dei soggetti su carta, ma soprattutto perché sono ancora piuttosto ignorante riguardo alle altre tecniche che ho solo parzialmente sperimentato.

Mi farò incoraggiare dal desiderio di non annoiare i miei lettori con le stesse immagini per sperimentare e lanciarmi in nuove esperienze artistiche  🙂

A presto con nuove “opere d’arte”!